Nuova allerta nei supermercati italiani: l’acquisto e il consumo di un determinato prodotto potrebbe celare il Norovirus e il virus dell’Epatite A
A volte capita che il Ministero della Salute sia costretto a diramare dei comunicati in cui annuncia il ritiro di determinati lotti di prodotti dai supermercati perché presentano il rischio di contaminazione con specifici virus. È successo anche negli ultimi giorni e bisogna stare attenti a non consumarli per chi li ha già acquistati, dato che i rischi per la salute potrebbero essere davvero importanti.
Il cibo da evitare sono i frutti di bosco commercializzati da Versilfungo S.p.A. e MAXI DI, stipati in confezioni che possono variare dai 300 ai 1.000 grammi e con una scadenza, indicata sulla confezione, che oscilla tra il 30 ottobre e il 30 dicembre 2025. All’apparenza, quindi, sembra tutto normale, ma la loro ingestione, come detto, è assolutamente sconsigliata dalle autorità sanitarie.
Non solo bacche e frutti di bosco possono essere interessati dai virus in questione, ma in generale anche i prodotti surgelati, per cui può capitare che, in seguito a controlli, il ministero decida di intervenire prontamente per scongiurare delle vere e proprio epidemie. Per chi li ha già ingeriti, vediamo quali sono i sintomi e cosa potrebbe accadergli.
Il Norovirus è conosciuto anche come ‘virus del vomito invernale‘ o ‘virus di Norwalk‘ – quest’ultima denominazione è un riferimento storico dato che l’omonima cittadina nell’Ohio, negli Stati Uniti, fu colpita da una grave epidemia nel 1968.
Di fatto, il suo esordio è una grave gastroenterite che si espande sfruttando i luoghi sociali chiusi, come scuole, ospedali, case di riposo o gruppi di viaggio. Non di rado, arrivano notizie di centinaia di persone colpite con il cibo come veicolo di infezioni: ristoranti e attività sono tenuti a controlli rigidi per scongiurarlo, soprattutto chi vende carne o pesce crudo.
L’Epatite A, invece, può annidarsi nell’acqua, nei frutti di mare, nella verdura e nei cibi freddi, anche da frigorifero, che possono essere oggetti di cross-contaminazione. In ogni caso, si tratta di una malattia che colpisce il fegato e per questo, a volte, l’organo riesce a reagire autonomamente, tanto che spesso i soggetti sono asintomatici.
In altri casi, i sintomi compaiono in un periodo variabile tra due e sei settimane: possono comparire la febbre, dolore all’addome, vomito, perdita di appetito, addirittura ittero se i livelli di bilirubina prodotta dal fegato aumentano sensibilmente.
Altri sintomi possono essere quelli tipici dell’Epatite A: durante il decorso della patologia, può esserci prurito e variazione del colore di feci e urine, queste ultime diventano più scure, mentre le prime possono essere più chiare. Se si dovessero percepire questi sintomi, è bene contattare tempestivamente il medico.
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