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Per contrastare la violenza che dilaga tra i giovani è fondamentale utilizzare questo importantissimo strumento

Il tema della violenza giovanile è sempre attuale e le recenti notizie hanno messo in evidenza quanto sia necessario affrontare seriamente questo problema. L’episodio che ha coinvolto una ragazzina di 12 anni, la quale ha ferito un compagno con un coltello, ha riacceso le polemiche su questa tematica delicata.

Gli interventi del ministro Valditara si concentrano sull’importanza di ripristinare l’autorità scolastica e sulle nuove norme che entreranno in vigore, ma ci si interroga su un argomento da più angolazioni: cosa possono fare la famiglia, la scuola e la politica per contrastare la violenza e il bullismo tra i giovani.

Secondo Mario Rusconi, presidente dell’ANP Roma, è fondamentale riflettere innanzitutto sul ruolo che rivestono le famiglie. Non sempre la scuola può e deve prendersi carico della formazione dei genitori, poiché spesso si sono organizzati incontri su temi di educazione con partecipazione scarsa. Questo porta a pensare che ci sia una certa difficoltà nella comunicazione tra scuole e famiglie, e un certo scetticismo da parte dei genitori riguardo all’importanza di queste tematiche.

La violenza trasmessa in questo modo può avere origini profonde. È vitale che i genitori siano consapevoli del proprio ruolo e di come le loro azioni e reazioni possano influenzare i ragazzi. La famiglia deve fungere da esempio e anche gli adulti devono essere in grado di riconoscere i segnali di allerta legati a comportamenti violenti o di bullismo. Non possiamo ignorare che spesso questi comportamenti si insinuano nei ragazzi come conseguenza di un ambiente familiare fragile o disfunzionale.

Se la famiglia è il primo ambiente di socializzazione, il suo comportamento ha ripercussioni dirette sullo sviluppo dell’autocontrollo e del rispetto delle regole nei piccoli. È necessario incoraggiare il dialogo fra genitori e figli, affinché possano discutere apertamente delle problematiche legate alla violenza e al bullismo. Educare alla tolleranza, al rispetto degli altri e ad una comunicazione sana è cruciale. Insomma c’è bisogno di costruire un tessuto relazionale forte e positivo affinché queste dinamiche possano cambiare.

La scuola come strumento di formazione

a scuola con la polizia postale
La scuola serve come veicolo per promuovere un ambiente educativo sano, dove anche le emozioni possano trovare uno sfogo sano e appropriato. Si tratta di insegnare ai ragazzi a rispettare gli altri e a riconoscere il valore delle differenze. (www.reedgourmet.it).

Parlando di bullismo, è inevitabile menzionare il ruolo fondamentale che riguarda la scuola. Quest’ultima è in prima linea nell’affrontare problematiche legate alla violenza tra i giovani. Gli insegnanti, oltre a concentrare le loro energie sull’istruzione, devono anche diventare risorse sicure per i ragazzi, ascoltandoli e intervenendo dove necessario. In molte occasioni, le scuole si affidano anche alla polizia postale per far comprendere ai ragazzi gli effetti negativi dell’abuso dei social, che può manifestarsi attraverso insulti o altro comportamento inadeguato.

Nonostante gli sforzi, i problemi di bullismo e cyberbullismo continuano a destare allerta. Infatti, le scuole stanno cercando di implementare misure e interventi più efficaci per gestire i conflitti e motivare gli studenti. La chiave è promuovere un ambiente educativo sano, dove anche le emozioni possano trovare uno sfogo sano e appropriato. Si tratta di insegnare ai ragazzi a rispettare gli altri e a riconoscere il valore delle differenze.

Inoltre, ci si aspetta di allargare l’orizzonte delle opportunità educative. Le scuole potrebbero trasformarsi in centri di aggregazione, dove i ragazzi non solo possano studiare, ma anche partecipare a iniziative o progetti, collaborando fra loro in attività artistiche, sportive e culturali. Queste sono esperienze importanti, perché possono offrire ai giovani una via d’uscita dalle devianze e aiutare a costruire amicizie significative.

La politica e la necessità di centri di aggregazione

Il dibattito si sposta ora sulla responsabilità politica. Mario Rusconi mette in luce che, sebbene siano cambiate molte cose negli ultimi trenta anni, non si possono ignorare le istituzioni di aggregazione giovanile che un tempo erano floride, come oratori e sezioni di partito, oggi quasi desolate. La politica ha il dovere di ripensare a come creare spazi di incontro per i giovani, per evitare che si sentano isolati o privi di opportunità.

Proposte come la riapertura di centri di aggregazione giovanile all’interno delle scuole, anche durante le ore pomeridiane, potrebbero essere un modo per coinvolgere i ragazzi in attività utili. Il volontariato, le iniziative culturali, educative e artistiche potrebbero dare ai giovani non solo un senso di comunità, ma anche strumenti per affrontare il mondo e costruire la propria identità in modo positivo.

Inoltre, le autorità dovrebbero prestare attenzione non solo a creare opportunità ma anche a garantire che queste strutture possano essere gestite da enti preparati e da figure fidate. Dialogo e collaborazione fra tutti i portatori di interesse sono essenziali per scongiurare il continuare dell’aumento della violenza tra giovani. Affrontare il bullismo e il cyberbullismo richiede quindi approcci innovativi e uniti per promuovere un cambiamento duraturo e significativo.

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