La situazione delle mense scolastiche in Italia sta cambiando, con segnali di crescita e una maggiore attenzione alla qualità dei pasti serviti. Un report recente ha rivelato che il 44% dei menu è migliorato rispetto all’anno scorso.
Secondo il 9° Rating dei menu scolastici promosso da Foodinsider, l’osservatorio indipendente che tiene sotto osservazione l’andamento delle mense in tutta Italia, è emerso che un significativo segmento di scuole ha messo in atto riforme positive. Il report è stato rivelato l’11 novembre in una conferenza stampa nella Camera dei Deputati e si basa su un’analisi di un terzo delle mense scolastiche italiane. I risultati mostrano che oltre il 40% delle mense hanno apportato miglioramenti nei loro menu, mentre un 29,5% ha mantenuto una certa stabilità. Purtroppo, il 20% ha registrato una certa diminuzione nella qualità delle pietanze servite.
Le scuole che hanno partecipato a questo processo di rinnovamento sono state principalmente quelle che hanno aggiornato le loro gare d’appalto. Città come Trento, Udine e Frosinone sono esempi virtuosi, grazie anche ai Criteri Ambientali Minimi introdotti nel 2020. Questi criteri promuovono non solo l’uso di ingredienti locali e biologici, ma anche la creazione di menu sani, che siano graditi ai ragazzi. Eppure, c’è un ma: nonostante i cambiamenti positivi, molti bambini continuano a rifiutare i nuovi piatti, portando a un triste tasso di spreco alimentare.
Un tema di particolare interesse è la resistenza degli studenti verso i piatti che sono stati introdotti. Sembra che un numero sempre crescente di bambini preferisca tornare su scelte alimentari più tradizionali e semplici, come la pasta in bianco. Diversi fattori giocano un ruolo chiave, tra cui l’abitudine ai sapori più neutrali. Infatti, è emerso che alcuni degli studenti sono più propensi a consigliare il pane, che ora è disponibile in varie forme, addirittura integrale e preparato con grani antichi.
In questo contesto, il report ha dedicato uno spazio significativo al tipo di pane servito. Nonostante la presenza di panini singoli, confezionati con farine raffinate 00, ci sono realtà scolastiche che stanno cambiando rotta, offrendo varietà di pane, come farina di tipo 2 e grani antichi. La vice presidentessa di Foodinsider, Francesca Rocchi, ha sottolineato queste iniziative, evidenziando l’importanza di rifornire le mense con prodotti freschi e locali, ricostruendo le filiere che partono dal grano fino al mulino e panificio di zona.
Un aspetto preoccupante emerso dal report riguarda l’incremento del cibo processato nei menu, correlato a un calo della quantità di pasto realmente consumato. Rispetto al passato, non tutti i cambiamenti hanno portato benefici evidenti; infatti, la qualità dei pasti è macchiata dall’introduzione di alimenti meno freschi e più lavorati. Nonostante la volontà di migliorare la situazione gastronomica nelle scuole italiane, è evidente che bisogna fare ancora molto.
Tuttavia, ci sono buone notizie provenienti da alcune scuole che si impegnano a integrare l’educazione alimentare e che vantano cucine interne. In questi casi, gli alunni sembrano avere un’esperienza più positiva durante il pranzo: grazie a un tempo adeguato e a un ambiente meno caotico, le mense riescono a servire anche frutta a metà mattina, una strategia concepita per promuovere un consumo più responsabile e vario. Un mix di buone pratiche e impegno può davvero fare la differenza nel promuovere una cultura alimentare sana.
Le mense scolastiche rappresentano non solo un servizio che nutre i giovani studenti, ma hanno anche un grande potenziale in termini di sostenibilità, contribuendo allo sviluppo dell’Agrifood locale. Con oltre 2 milioni di pasti serviti quotidianamente, è chiaro che le mense hanno la capacità di essere attori principali nella promozione del consumo di prodotti locali e sostenibili. Secondo il deputato Claudio Mancini, le scuole non devono solo nutrire, ma anche diventare un veicolo di sviluppo economico sostenibile nei vari territori.
Il concetto di economia circolare emerge in questo contesto, con un pressante invito affinché le amministrazioni comunali si facciano portavoce e promotrici di una ristorazione scolastica eco-consapevole. Ad esempio, la scelta di ingredienti locali contribuirebbe non solo a sostenere l’economia del territorio, ma anche a creare un legame più forte tra gli studenti e la loro alimentazione.
Un altro elemento interessante del report è la classifica delle migliori mense scolastiche. Nel 2023, Sesto Fiorentino è balzata in cima alla lista dei 60 Comuni analizzati, dimostrando come una visione integrata del servizio mensa può portare a risultati eccellenti. In seconda posizione, troviamo Parma e Fano appaiati, seguiti da Cremona, il cui punto di forza è rappresentato dalla qualità dei piatti preparati dai suoi chef. Fondamentale anche la crescita del Sud, con città come Bari, Brindisi e Siracusa che mostrano segnali di miglioramento.
Nella valutazione regionale, il Nord Italia domina la scena con il 37% degli enti considerati di eccellenza, mentre la situazione nel Centro e nel Sud è meno rosea, con il 28% e l’11% rispettivamente. Questo squilibrio va ricondotto alla minore diffusione del tempo pieno nelle scuole meridionali e alla tradizione di mense di qualità più debole rispetto al Nord. Ultime in classifica risultano città come Pescara, Viterbo e Pisa, indicando chiaramente aree dove sarebbe opportuno un intervento significativo per migliorare il servizio.
Staremo a vedere come evolverà questa situazione, sperando che le iniziative positive continuino a diffondersi anche nei Comuni che, per ora, si trovano ancora indietro.
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