Ancora una volta, l’ombra della censura si allunga sui corridoi delle scuole statunitensi, con particolare attenzione sulla Florida.
In un clima sempre più teso e controverso, la decisione del governo di Ron DeSantis di mettere al bando determinati titoli ha scatenato un’onda d’urto emotiva e culturale. La questione non riguarda solo i libri, ma tocca anche il cuore di un dibattito più ampio riguardante la libertà di espressione e il diritto all’informazione. Scopriamo insieme quali sono i titoli nel mirino e quali le ragioni dietro queste azioni.
Il crescente numero di libri messi al bando è davvero sorprendente, ed è difficile immaginare che ci siano opere letterarie e culturalmente significative finiscano al macero. In un primo momento, le motivazioni dichiarate riguardano il contenuto esplicito e quella che viene chiamata “indottrinamento”. Ma l’elenco delle opere coinvolte è preoccupante. Capolavori come “Arancia Meccanica” di Anthony Burgess e “Mattatoio n. 5” di Kurt Vonnegut, opere che hanno sfidato le convenzioni e aperto dibattiti cruciali, sono stati colpiti. Questi testi, in teoria, non dovrebbero essere considerati “non appropriati” per la lettura scolastica.
Secondo quanto riportato da Pen America e altri media, tra cui il Washington Post, il bilancio in Florida parla di oltre 4.500 libri rimossi dalle scuole dal luglio 2021. A dimostrazione di questa tendenza, nel solo anno scolastico 2023-2024, le autorità scolastiche hanno già eliminato circa 700 titoli, un numero significativamente superiore rispetto all’anno precedente. Questo mettere al bando non solo limita l’accesso alla conoscenza per gli studenti, ma pone anche interrogativi sulla censura e sulla libertà intellettuale nelle istituzioni. Come può un sistema educativo considerarsi tale se si priva giovani menti di opere che non solo insegnano ma anche stimolano il pensiero critico?
L’influenza delle leggi locali: il potere ai genitori
In questo scenario, meritano attenzione anche le leggi che stanno guidando queste decisioni. La legge che consente ai genitori e ai residenti di una comunità scolastica di richiedere la rimozione di determinati testi ha trovato un ampio consenso, secondo quanto dichiarato da DeSantis.
Il governatore afferma che la legge è volta a proteggere i giovani da contenuti ritenuti inappropriati e a fornire ai genitori il controllo su ciò che i loro figli possono leggere. Ma questa semplice narrativa nasconde una serie di complessità, poiché si chiede a chi davvero spetti decidere il percorso educativo di una generazione.
In vari distretti, titoli iconici come le edizioni a fumetti del “Diario di Anne Frank” e “1984” di George Orwell sono stati esclusi dalle biblioteche. È incredibile pensare che opere che offrono importanti spunti di riflessione sulla storia e sull’umanità possano essere così facilmente messe all’angolo. I genitori hanno sicuramente un ruolo fondamentale nella crescita e nell’educazione dei propri figli, ma viene da chiedersi se debba esserci una linea rossa che non può essere oltrepassata quando si parla di educazione. E se l’assenza di certe opere significative portasse a una maggiore ignoranza?
La voce dei critici: parlano gli esperti
Le reazioni a queste politiche censorie non si fanno attendere, con esperti e critici che si esprimono in modi molto diversi. Lo psicologo Paolo Crepet ha recentemente condiviso le sue considerazioni sul tema, sottolineando l’importanza di affrontare anche temi difficili e controversi. Secondo Crepet, piuttosto che rimuovere opere “difficili”, sarebbe più opportuno affrontarle in aula, stimolando il dialogo e la discussione tra gli studenti.
Personalmente, pensa che film come “Lolita”, diretto da Stanley Kubrick, possano essere utili per incoraggiare una discussione profonda sui temi di genere e sulla percezione di storie complicate.
Crepet non perde l’occasione di sottolineare che opere come “Arancia Meccanica” meritano uno spazio educativo, sottolineando che attraverso il confronto critico è possibile esplorare temi come la violenza e l’alienazione. Le sue parole risuonano come un invito a non rifugiarsi nell’ignoranza, anzi a spingere per dibattiti significativi. Queste visioni alternative richiamano l’attenzione sulla necessità di una formazione che stimoli la curiosità e il pensiero critico piuttosto che nascondere sotto il tappeto le questioni problematiche. In questa battaglia per il diritto alla lettura, ogni voce conta, ogni opinione può fare la differenza.