Nell’ambito delle scuole, ogni tanto si verificano eventi che lasciano tutti allibiti. È il caso di quanto accaduto al liceo Salvemini di Bari, dove una preside ha affrontato una questione che fa alzare le sopracciglia: gli studenti che fotografano le auto dei docenti per, si suppone, prendersela con le loro vetture.
Questo gesto non è solo insolito, ma solleva interrogativi profondi sul rispetto in ambito educativo.
A riportare la questione è stata la dirigente scolastica, Tina G., che ha voluto esprimere la sua preoccupazione riguardo a un comportamento che definisce quasi “teppistico“. Nel contesto del suo discorso durante l’Open Day di domenica 17 novembre, ha chiarito che una piccola frangia di allievi, circa cinquanta, si renda colpevole di comportamenti poco costruttivi. Fortunatamente, ha aggiunto, esiste una maggioranza di studenti che si comportano in modo esemplare. Questo lassismo dei genitori è un altro aspetto da non trascurare.
La preside si è chiesta se sia dunque corretto immortalare le targhe delle auto dei docenti, un gesto che francamente è discutibile. Ha espresso l’intenzione di sollevare una riflessione profonda su cosa realmente significhi educare e formare i ragazzi. Non è compito della scuola sostituire l’educazione familiare, eppure spesso ciò accade. I genitori devono comprendere che la scuola è un valore da difendere e che è fondamentale rispettare il lavoro e la dignità degli insegnanti.
Questi comportamenti problematici sembrano avere origine fin dalle prime classi delle scuole superiori. I giovani non sempre rendono conto della gravità delle proprie azioni e questo, per la preside, è motivo di grande angoscia. Ciò che preoccupa maggiormente è l’emergere di una cultura di disprezzo nei confronti di chi, in classe, può apparire più vulnerabile. La dirigente ha sottolineato l’importanza di far comprendere ai ragazzi che il rispetto reciproco è fondamentale, tanto per l’educazione personale quanto per la salute dell’ambiente scolastico.
In un’epoca in cui l’educazione sembra sempre più gravare sulle spalle degli insegnanti, è cruciale che anche i genitori riprendano un ruolo di guida. È evidente che troppi genitori evitano di dire ‘no’ ai propri figli e, in tal modo, lasciano che la scuola si carichi di compiti educativi che non le spettano. La mancanza di regole e di disciplina ha un impatto significativo sul comportamento degli studenti.
Una questione collaterale sollevata dalla dirigente riguarda l’interferenza della politica nel rapporto scuola-famiglia. Durante la chiacchierata, Tina G. ha sottolineato come ci siano stati tentativi di influenzare le iscrizioni, con richieste da parte di politici perché vengano accolti specifici studenti, una dinamica che lei ha categoricamente rifiutato. “Gli studenti sono tutti uguali” ha affermato, rivendicando il suo impegno per una scuola equa e meritocratica. La preside ha anche menzionato le pressioni ricevute, indicando che a volte sembrano esserci più richieste politiche che genuine eco di interesse per il benessere degli alunni.
Queste dinamiche suscitano interrogativi sul sistema educativo nel suo insieme. La scuola dovrebbe essere un luogo dove tutti possono sentirsi a proprio agio, senza favoritismi né pregiudizi. La natura “amichettista” di certe pratiche è qualcosa di cui la dirigente si è distaccata, vedendo il suo profondo impegno, che è stato frainteso nel discorso.
La realtà della vita scolastica è complessa e richiede quindi un impegno collettivo per affrontare sfide come quelle sollevate dalla dirigente del liceo Salvemini, coinvolgendo non solo il personale educativo, ma anche le famiglie e la comunità.
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